Gita a Fosdinovo (MS)

Il giorno 25 maggio le classi 1A, 1B, 1C, scuola secondaria di Borgotaro accompagnate dagli insegnanti Baroni, Berardi, Casiello, Carbone, Melli, Schena, Savastano sono andati a visitare il castello di Fosdinovo in provincia di Massa Carrara.

Dopo aver studiato a scuola il Medioevo, con particolare riferimento al vario e diffusissimo (in tutto il territorio Italico, con particolarità proprie in ogni regione storica) fenomeno dell’incastellamento, è stato molto bello visitare un castello vero e poter capire da vicino cose che sui libri sembrano quasi inverosimili.
E per visitare i castelli, non c’è terra migliore della Lunigiana, denominata anche “terra dei cento castelli”.

Il Castello Malaspina di Fosdinovo (MS), risalente alla seconda metà del XII secolo, si erge su dolci colline, nell’estremo lembo a nord della Toscana, tra le Alpi Apuane e la costa del Mar Tirreno, in posizione dominante sulla piana di Luni, l’antica citta’-porto Romana che dopo gli splendori in epoca Romana e la decenza e l’abbandono a favore della nascente Sarzana, ancora oggi vive nel nome Lunigiana.

Il Castello oggi è un museo, un centro culturale dedicato alla produzione e alla diffusione delle arti contemporanee, una residenza per artisti e scrittori ed ospita al suo interno anche un piccolo B&B accogliente e suggestivo:
http://www.castellodifosdinovo.it/ita/
http://www.museimassacarrara.it/

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La costruzione dell’imponente fortezza, innalzata a dominio e difesa del primitivo castrum di Fosdinovo, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo. Il castello, dopo varie vicissitudini che hanno comportato mofifiche e rimaneggiamenti nel tempo, oggi si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni, uno centrale, camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati e terrazze. Protetto anticamente da un ponte levatoio, l’ingresso si apre su un piccolo cortile dove si trovavano i cannoni difensivi, con una colonna marmorea romanica che sostiene i loggiati superiori. Da qui partono le larghe rampe di scale (ci si passava con i cavalli) che conducono al grande cortile centrale.

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Attraverso l’elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, si accede alle sale del Castello, arredate ed affrescate alla fine del 1800: la Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del ‘600, la Sala del trono, la stanza di Dante, il grande Salone con gli attigui salotti e la camera del trabocchetto con la sottostante sala delle torture. Partendo dalla sala del trono, delle piccole scale conducono ai camminamenti di ronda e alla torre merlata.
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Il primo a chiamarsi Malaspina fu Alberto, discendente diretto di Oberto, capostipite della nobile ed illustre famiglia degli Obertenghi (945 d.C.). Sull’origine di questo nome si sprecano teorie e leggende. Una di queste, illustrata in un dipinto, conservato in una sala del castello, ne fa risalire l’origine all’anno 540 d.C. quando il giovane nobile Accino Marzio vendicò la morte del padre sorprendendo il re dei Franchi Teodoberto nel sonno e trafiggendolo alla gola con una spina. Il grido disperato del re “Ah ! mala spina !” dette origine al cognome e, in seguito, al motto di famiglia “Sum mala spina bonis, sum bona spina malis”.
Nel 1221 la famiglia Malaspina si divide in due rami: i Malaspina dello Spino Secco ed i Malaspina dello Spino Fiorito. Questi ultimi prenderanno possesso, fra gli altri, del feudo di Fosdinovo e del suo castello. Ancora oggi il castello è di proprietà della famiglia Malaspina.

I ragazzi, attraverso un gioco-laboratorio, l’acchiappa fantasmi, hanno esplorato il castello cercando dei piccoli fantasmini di carta che erano stati nascosti in precedenza. Colui che avesse trovato il numero maggiore di fantasmini sarebbe stato sottoposto ad una prova di coraggio.
Il gioco è cominciato nel cortile d’ingresso, dove i ragazzi hanno ascoltato una breve introduzione sulla storia dei castelli in Lunigiana e sulla presenza del fantasma nel castello di Fosdinovo.

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Ad un certo punto la spiegazione è stata interrotta perché si è sentito nell’aria il fantasma …… che fare…?!?   I ragazzi hanno creato, con una corda, una rete per intrappolare il fantasma e nel frattempo ognuno di loro ha espresso la propria paura.
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Il percorso è proseguito poi all’interno del castello: i ragazzi, a coppie, sono entrati in una stanza buia con in mano una candela e qualcuno di loro ha potuto sentire attraverso rumori e respiri la presenza del fantasma. La paura cresceva … anche se qualcuno rideva e non ci voleva credere.
Ma la leggenda dice che la giovane Bianca Maria Aloisia, figlia di Jacopo (Giacomo) Malaspina e Oliva Grimaldi si era perdutamente innamorata di un giovane stalliere. I genitori, contrari a quell’amore infamante per il blasone dell’intera famiglia, avevano minacciato la poveretta di rinchiuderla a pane ed acqua nelle segrete del Castello. La giovane, affatto impaurita da quelle minacce, non aveva desistito dai propri propositi d’amore. Quell’atteggiamento ribelle aveva costretto i genitori a prendere una severa decisione. E fu così che lo stalliere venne allontanato dal paese e la giovane rinchiusa in un convento. Non per questo volle prendere i voti né rinunciare al suo sogno romantico. Fu allora riportata al castello, rinchiusa nelle prigioni e torturata finché non fosse rinsavita. Ciò nonostante la sua volontà non fu piegata. Solo allora, per evitare occasioni di scandalo, fu murata viva in una cella, insieme ad un cane, simbolo di fedeltà, e ad un cinghiale, emblema della ribellione.

Questa vicenda così violenta e brutale, tuttavia, se pose fine alla vita della giovane fanciulla, sola non bastò a domarne lo spirito che pare aleggiare ancora per le stanze del castello (sono molte le persone che giurano di averla vista !), nelle forme di una ragazza dai lunghi capelli posati sulla schiena.
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Dopo aver visto la sagoma della giovane fanciulla sul soffitto di una stanza, i ragazzi hanno raggiunto il salone delle feste dove hanno fatto il gioco delle mummie.

foto 5Il gioco è proseguito nel giardino, dove i ragazzi attraverso un percorso fatto con fogli di carta di giornale, dovevano recuperare un piccolo scettro, appartenuto a Bianca Maria Aloisia.

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Leonardo (1A), il più abile a recuperare i fantasmini si è guadagnato poi, il privilegio della prova di coraggio: è entrato solo, in una stanza buia, dove un misterioso signore, gli ha insegnato la filastrocca che avrebbe dovuto insegnare a tutti gli altri.

La filastrocca recitava:

Io sono lo stalliere
e questo è il mio mestiere
ogni ora i tuoi baci bramo
e solo io in segreto ti amo

😆

Il percorso si è concluso poi nelle prigioni del castello dove, grazie alle parole magiche recitate da tutti i ragazzi, il fantasma di Bianca Maria Aloisia, ha infine trovato pace.

Finita la visita, abbiamo ripreso la via del ritorno soddisfatti e divertiti; ma tutti quanti con un punto interrogativo in testa: i fantasmi esistono…?